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SOSPESI
La vita rurale dei rifugiati siriani a Marjayoun nel mezzo della crisi libanese
La crisi politica, finanziaria, economica che ha colpito il Libano negli ultimi mesi rischia di mettere in ginocchio, oltre alla popolazione libanese, il già fragile equilibrio delle comunità siriane presenti nel territorio. E’ il caso di Marjayoun e delle vallate di cui si circonda, dove vivono circa 5000 rifugiati siriani, che dall’inizio della guerra in Siria nel marzo del 2011,
hanno abbandonato le loro case distrutte o occupate per cercare riparo in Libano. Nel sud del Paese, lungo il confine che separa il territorio libanese da Israele e Siria 860 famiglie vivono in 74 campi informali dal 2011, anno dell’inizio della guerra in Siria.
I rifugiati siriani vivono perlopiù in piccoli agglomerati costituiti da tende. I nuclei famigliari sono spesso numerosi, con molti figli a carico la cui maggior parte è nata in Libano.
Vivono di agricoltura, prestando servizio come braccianti al servizio di proprietari terrieri libanesi. Lo stipendio varia dai 2$/ora per gli uomini ai 0,75/1$/ora per le donne. Coltivano
sia frutta (angurie, pesche albicocche, uva) sia verdura (cavoli, insalata, patate, pomodori, cetrioli) a seconda delle stagioni.
Come riferito da Avsi, una delle Ong autorizzate ad operare nel territorio e che si occupa di sostenere la popolazione siriana in ambito educativo e professionale, con una presenza in 59 dei 74 campi informali presenti a Marjayoun, donne, uomini e bambini stanno scontando le conseguenze della pesante inflazione che sta danneggiando l’economia del Paese. Da quando è scoppiata la rivoluzione, nell’ottobre dello scorso anno, al cambio ufficiale 1$=1515 Lire Libanesi si è affiancato un mercato parallelo che ha visto la moneta
locale precipitare al rapporto 1$=2000/2400 LL.
L’assenza di dollari nelle riserve delle banche rende limitatissimo il prelievo di contanti, che è stato regolamentato a un massimo di 200/300$ la settimana.
La mancanza di contante rende il difficile il pagamento delle prestazioni lavorative dei siriani di Marjayoun da parte dei proprietari delle campagne, spingendo le famiglie in uno stato di doppia o tripla sospensione. Oltre al perenne status di rifugiato che le vede private della propria casa e delle proprie radici da anni, si aggiungono la mancanza di lavoro nel pieno della stagione invernale e la perdita o assenza del potere d’acquisto, dovuto proprio alla crisi che sta colpendo il Paese.
Da 10 anni vivono in campi provvisori, i figli nati dopo l’esodo dalla Siria non hanno nessuna cittadinanza. Sono in attesa di lavoro, documenti, destino. Senza riferimenti, sospesi nel tempo e nello spazio.