Project Description

Anna Brenna è nata nel 1968 a Besana Brianza (MB). Da sempre appassionata di fotografia, nel 2011 decidedi approfondire le sue conoscenze tramite lo studio e di trasformare quello che era un semplice hobby in un modo di esprimersi attraverso le immagini.
Partita dalla street photography, sta esplorando nuovi generi per trovare la dimensione attraverso la quale meglio esprimersi e interpretare le diverse realtà con cui entra in contatto.
Dal gennaio 2015 collabora con Sara Munari al blog Mu.Sa. Laboratorio di pensieri fotografici e al progetto Mu.Sa. Fotografia, Scuola di Fotografia a Monza. “Sono una foto-amatrice, nel senso letterale del termine. Amo la fotografia.”

SOVIET WATERMELON JAM
Soviet Watermelon Jam è la storia di un viaggio negli Stan (suffisso, che vuol dire paese/nazione e che caratterizza il nome degli stati presenti nell’area dell’Asia Centrale), delle atmosfere che ho respirato e delle persone che ho incontrato, tra montagne di angurie e reminiscenze del comunismo e dell’Unione Sovietica.
Questa “terra di nessuno”, è stata da sempre una delle prede più ambite da parte dei conquistatori occidentali, per poi entrare a far parte dell’Unione Sovietica.
Nel corso di settant’anni di regime sovietico, Turkmenistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, i paesi che, dalle catene montuose più alte del mondo ai vasti territori desertici segnavano un tempo la rotta della Via della Seta, sono passati direttamente dal Medioevo al ventesimo secolo. E oggi,  dopo venticinque anni di autonomia, tutte e cinque le nazioni sono ancora alla ricerca della loro identità, strette fra est e ovest e fra vecchio e nuovo, al centro dell’Asia, circondate da grandi potenze come la Russia e la Cina, o da vicini irrequieti come l’Iran e l’Afghanistan. A unirle sono i contrasti: decenni di dominio sovietico convivono con le amministrazioni locali, la ricchezza esorbitante data dal gas e dal petrolio con la povertà più estrema, il culto della personalità con usanzearcaiche ancora vitali. E mentre le steppe si riempiono di edifici ultramoderni e ville sfarzose abitate dai nuovi despoti, continuano a sopravvivere la passione per i tappeti e per i bazar, l’amore per i cavalli e per i cammelli, e innumerevoli tradizioni locali.