ITALY PHOTO AWARD


— International Month of Photojournalism  —

MIGLIOR PORTFOLIO

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ALIEN

— Martina Morini  

Vince il premio Miglior Portfolio “Alien” di Martina Morini, un progetto che combina originalità, senso estetico e una provata capacita’ dell’autrice di creare una narrazione ben costruita e strutturata.  Morini racconta la storia del fico nel suo giardino e di “questo piccolo esercito silenzioso che consuma la polpa e la vita dell’albero sotto pelle” e lo fa proprio in questo periodo di pandemia globale attraverso l’uso del mezzo fotografico. Attratti da questa forma linguistica-estetica il lettore non può far altro che lasciarsi condurre per ritrovare, analogie, ricordi, emozioni di un mondo che poi non è così lontano.

Aliens è un progetto che nasce nella primavera del 2020, la prima passata a casa dopo molti anni di vita e lavoro all’estero. Nelle ore dilatate dall’incertezza e dalla pandemia non riesco a distogliere l’attenzione dalla pianta di fico del mio giardino che non fiorisce e che al contrario deperisce velocemente. Sotto di lui il mio bisnonno si nascondeva dai fascisti; sopra di  lui ho costruito capanne fino a 12 anni. Unico indizio, diversi esemplari di un insetto nero e mai visto che si aggirano nel suo tronco e che presto identificherò come una specie aliena: il punteruolo nero del fico. Con il termine “specie  aliene” si intende una qualsiasi specie vivente che, per cause intenzionali o accidentali, si trova ad abitare e colonizzare un territorio diverso dal suo areale storico, autosostenendosi riproduttivamente nel nuovo areale. Stando alle poche fonti disponibili Il punteruolo nero del fico è un coleottero originario del sud est asiatico che arriva in Italia nel 2005 con un carico di fichi infetti. Si insedia e favorito probabilmente dai cambiamenti climatici e dall’innalzamento delle temperature,  comincia la sua avanzata in territorio italiano. Le sue larve, depositate alla base del tronco cominciano la loro lotta per la vita masticando e digerendo la polpa dell’albero e risalendo lentamente il tronco, in silenzio, sotto la corteccia. Ogni femmina deposita fino a 40 uova e questo piccolo esercito silenzioso consuma la polpa e la vita dell’albero “sotto pelle”,  fino a lasciarlo svuotato e inerme. Apparentemente al calar del sole si registra il momento di maggiore attività dell’insetto  e così tutto il progetto è pensato e realizzato di notte.  Parallelamente al lavoro fotografico viene realizzata anche una mappa con le coordinate degli alberi morti, le loro varietà e per quanto possibile le loro storie. A oggi la pianta di fico non muove  grandi interessi economici se non in alcune zone circoscritte del nostro paese in più è molto rustica, così nessuno sembra davvero  interessato alla sua lenta agonia. Il punteruolo nero del fico non ha attualmente antagonisti in natura nel nostro territorio e la sua espansione è potenzialmente illimitata.

Biografia Martina Morini

Martina Morini nasce a Carrara nel 1985 e si laurea in Relazioni Internazionali e Diritti Umani  con  specializzazione in Scienze delle religioni all’università di Padova. Nella sua carriera universitaria studia e vive tra Roma, Venezia, Bruxelles e le isole Azzorre. Dopo la laurea lavora principalmente come Project Manager su progetti legati al diritto all’acqua all’interno di importanti ONG internazionali che la porteranno a vivere dal Congo alla Mongolia passando per la Palestina. È in questo periodo che si avvicina alla fotografia alternando il suo lavoro a progetti di ricerca personali. L’eredità del lavoro sul campo la trasferisce nel lavoro fotografico che mescola con diversi approcci come l’uso di coordinate geografiche e di data visualization. Nel 2020 frequenta il master in fotografia documentaria con Giulio di Sturco a Spaziolabò.

GIOVANE TALENTO

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FREE DOWN SINDROME

— Chiara Cunzolo   

 

Vince il premio Giovane Talento (under 35) “Free Down Sindrome” di Chiara Cunzolo, un progetto fatto di ritratti in bianco e nero autentici di persone affette dalla sindrome di down. L’autrice analizza il problema da una ricerca che compie nell’ambito della salute mentale e del disagio psicologico. Da questo punto di partenza, Cunzolo, espande la sua ricerca attraverso l’uso del mezzo fotografico per ricostruire nello spettatore quella intima interpretazione di immagini che mettono in risonanza un forte contrasto etico tra libertà individuale e collettiva. Sono ritratti che trasmettono, che “toccano”, per un’analisi precisa e puntuale di questo aspetto della società odierna, affrontato dall’autrice delicatamente ma allo stesso tempo in maniera provocatoria del proprio giudizio morale, intimo e vissuto.

Le persone con sindrome di Down, in molti paesi del mondo, vengono eliminate quasi sistematicamente prima della nascita. In alcuni di essi, con “un’efficacia” del 100% attraverso dei test diagnostici prenatali e degli screening cromosomici. Le malformazioni del tipo della sindrome di Down, dovute a un ben preciso e individuabile errore genetico, sono state piuttosto facilmente riconosciute con il ricorso all’ingegneria genetica. Così è stato stimato che il 65% dei bambini in Norvegia, ai quali prima della nascita era stata diagnosticata la sindrome, sono stati abortiti. Le cifre sono ancor più gravi in altri Paesi. Per esempio gli abortiti in Gran Bretagna sono stati il 90%, il 95% in Spagna e quasi il 100% in Islanda. In Danimarca le nascite con la Sindrome sono diminuite in media del 13% all’anno dal . Il quotidiano danese ‘Berlinske’ il 5 gennaio 2012 pubblicò la notizia che il governo danese avrebbe reso gratuiti i test di diagnosi prenatale e che i nati Down, continuando a diminuire del 13% l’anno così come negli anni precedenti il 2012, arriveranno a scomparire del tutto entro il 2030″, rendendo così la nazione scandinava “il primo Paese al mondo ‘Down Sindrome free’. Libero dalla sindrome di Down.

Biografia Chiara Cunzolo

Chiara Cunzolonata nata e cresciuta a Livorno, laureata in cinema e produzione multimediale, ha studiato Fotografia alla Scuola  APAB di Firenze. Dal 2012 si dedica costantemente al linguaggio fotografico e nel 2016 viene selezionata tra i 9 fotografi di Fotofactory, promosso da Fondazione Fotografia Modena e Sky Arte HD. La sua ricerca professionale si evolve in parallelo al mondo della disabilità e  il suo interesse  è strettamente legato ai temi dalla salute mentale e del disagio psicologico, sull’indagine della persona, sull’identità e sulla condizione umana. Usa il mezzo fotografico per conoscere ed entrare in relazione con l’altro. Ad oggi insegna presso Spazio, il coworking di cui è fondatrice.